Poche feste sono tanto leggiadre come la processione del Corpus Domini, ricorrenza prettamente religiosa, che rievoca la liturgia dell’Ultima Cena del Giovedì Santo e quindi scevra da manipolazioni e manomissioni.
La festa in onore del Corpo di Cristo fu istituita nel 1264 da papa Urbano IV su invito della beata Giuliana di Liegi in ricordo del miracolo eucaristico di Bolsena. La genesi di questa celebrazione è particolare: alla beata, da vario tempo, appariva in visione il disco lunare a cui mancava un pezzo, finché Cristo stesso non le spiegò che detto disco rappresentava il calendario liturgico a cui mancava una festa in onore dell’Eucarestia. Dapprima celebrato solo nella diocesi di Liegi, in Belgio, grazie al Papa Urbano, il Corpus Domini (in dialetto pugliese “’u curpe de Crịste”) fu esteso alla cristianità intera, portando un’ondata di leggiadria che ha attraversato i secoli fino a noi. In Italia il Corpus Domini viene celebrato con particolare solennità con le cosiddette “infiorate”, che consistono nell’ornare con migliaia di fiori le strade attraverso le quali deve passare il Santissimo.
A Martina Franca, la ricorrenza del Corpus Domini assume note di particolare bellezza per accogliere il Cristo che passa per le strade. Dai balconi barocchi del centro storico, stipati di gente e adorni di volute, angioletti, vasi di gerani e alberi di limone, pendono coperte, copriletti, lenzuola, tovaglie, coltri (“i cótre”), lavorate a filet, a filato siciliano, a punto inglese, a chiacchierino, per la gioia degli occhi e degli appassionati di ricamo, facendo assumere alla città un aspetto fiabesco.
La processione, lunghissima, vede la partecipazione delle otto confraternite martinesi nei loro antichi abiti di rito con gonfaloni alti quattro metri, intessuti di seta e d’oro, crocifissi e lampioni d’argento, dei bambini vestiti con la tunica della prima comunione, e dei cavalieri del Santo Sepolcro nelle loro cappe bianche rossocrociate che scortano il pallio sotto il quale avanza l’arciprete con l’ostensorio d’oro, il cui passaggio è segnato dal lancio di petali di rosa da parte dei fedeli.
La processione si conclude, sul sagrato della Basilica di San Martino, con la benedizione eucaristica al canto del “Tantum ergo”.