La storia del legame tra gli ebrei e la città di Trani è antichissima. Comunità stabili sorsero qui a partire dal 1100 dopo Cristo e il più antico documento attestante la permanenza degli ebrei nella città porta la data del 1166, quando re Guglielmo II poneva la Giudecca di Trani sotto la speciale sorveglianza dell’arcivescovo.
Fu grazie alla concessione sveva del 1155 che gli ebrei trovarono una collocazione ben definita in un’area adiacente al porto e non lontana dalla Cattedrale. Qui sorse la Giudecca, termine dall’origine incerta, inteso a volte nel senso spregiativo di “giudaica” – dal nome dell’apostolo traditore – a volte nell’accezione veneziana di “giudeca”, cioè di “passati in giudizio”.
All’interno della Giudecca sorsero ben quattro sinagoghe, a testimoniare l’importanza e la grandezza della comunità. Importanza avvalorata anche dagli esponenti di grande levatura nati o vissuti a Trani: qui nacque Isaia il Giovane, autore del più antico codice ebraico, e qui vissero due tra i più grandi maestri dell’ebraismo mondiale, Isaia da Trani nel XIII secolo e Mosè da Trani nel XVI.
Gli ebrei contribuirono in modo sostanziale alla economia della città, fornendo al movimento commerciale tranese un contributo fondamentale: nel 1063, tra i firmatari degli Statuti Marittimi – tuttora internazionalmente validi – troviamo i consoli di origine ebraica Simone de Brado e Angelo de Bramo.
Federico II, proseguendo nella politica “conciliante” dei suoi predecessori, cedeva loro il monopolio della seta grezza, tanto che gli ebrei divennero abilissimi anche nella colorazione dei tessuti e della lana e nella sartoria di classe oltre che, come abbiamo detto, nel diritto marittimo.
La situazione mutò con l’arrivo degli Angioini che cancellarono ogni traccia della loro presenza, inducendoli alla conversione coatta quando non alla fuga. Le quattro sinagoghe, di cui due andate distrutte nel 1700, vennero trasformate in chiese e acquisirono nomi cristiani: San Leonardo Abate, S. Pietro Martire, SS. Quirico e Giovita (oggi S. Anna) e Santa Maria di Scolanova. A 466 anni dalla cacciata degli ebrei, la chiesa di S. Maria di Scolanova nel 2005 è stata restituita al culto ebraico.
La Sinagoga Scolanova, tra le più antiche d’Europa, fu edificata nel XIII secolo. L’accesso è garantito da una scalinata posta sul lato occidentale. Costruita interamente in pietra calcarea, presenta una facciata alquanto semplice, posta sulla strada omonima, con quattro monofore ad arco e portale unico. Un grande campanile a vela, sormontato da una Stella di David in ferro battuto, domina l’intero edificio.
Al suo interno – a pianta latina – è visibile la navata unica coperta da volte a crociera. Anche la chiesa di Sant’Anna, edificata nel XIII secolo come sinagoga e trasformata in chiesa cattolica, torna oggi a essere un simbolo della religione e della cultura ebraica, ospitando la sezione ebraica del Museo diocesano dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie.
I lavori di restauro, condotti in varie fasi tra il 1841 e il 1978, hanno permesso il recupero di alcuni reperti della storia ebraica cittadina tra il XIII e il XV secolo. Nella cripta, infatti, hanno trovato collocazione diversi cippi tombali provenienti dai cimiteri della comunità. A Sant’Anna si conservano, inoltre, due reperti storicamente rilevanti: un’antica Mezuzah del XII-XIII secolo, oggetto rituale che racchiude una pergamena riportante passi della Torah, e frammenti pergamenacei di un’antica Bibbia in ebraico del XIV secolo.