I luoghi

Una delle oasi naturalistiche di maggior interesse d’Italia, si trova in provincia di Brindisi, e prende il nome dalla torre di guardia che si erge sul punto più esposto della baia. Torre Guaceto è stata nei secoli un costante punto di riferimento per chi, arrivando in nave dai porti del Sud del Mediterraneo, cercava acqua dolce ed un approdo sicuro e ben protetto dai venti.

Con il passare del tempo la zona, seguendo le varie vicissitudini storiche, ha conosciuto momenti di intenso traffico e periodi di minor utilizzo, la sua posizione strategica per la rotta che collegava Brindisi a Venezia e per la logistica militare, ha sempre destato l’interesse dei navigatori, fino ad essere usata ai tempi attuali anche dai contrabbandieri ed essere sede per anni di una scuola di vela.

Proprio per questa facile possibilità di sbarco gli aragonesi, nel XVI secolo, per volere del marchese Ferdinando De Alarcon, decisero di presidiare la rada con una torre di avvistamento che si inserì nel sistema difensivo della costa.

Torre Guaceto

La torre che prese il nome di Torre Guaceto fu costruita attorno al 1531 e fortificata nel 1567. L’importanza strategica di questo presidio ne fece la fortuna, e quindi è potuta arrivare fino a noi in miglior stato di conservazione della altre torri.

Un ulteriore importanza della zona umida è dato dall’interesse archeologico, nella radura antistante la torre, sono stati trovati frammenti di arte micenea e messapica e numerose presenze dell’età del Bronzo.

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La Riserva di Torre Guaceto

Il continuo monitoraggio del WWF ne ha preservato l’aspetto più interessante, quello naturalistico: passeggiando in prossimità della torre, la cosa che colpisce di più è la coesistenza, in un area ridottissima, di tre ecosistemi diversi che interagiscono tra di loro, influenzandosi a vicenda: la macchia mediterranea, la zona umida e il mare.
L’ecosistema più presente è quello marino, dichiarato riserva naturale marina nel 1990 e istituita nel 1991, grazie agli studi effettuati dal WWF che ne hanno individuato l’importanza biologica.
La riserva, di cui ne sono già stati descritti i confini, è composta di tre zone a diverso livello di protezione: la zona A, a protezione integrale, che comprende il tratto di mare antistante la torre e gli isolotti, dove è proibita qualsiasi attività antropica, salvo quelle di interesse scientifico, previa autorizzazione della Capitaneria di Porto che è il gestore della riserva; la zona B, dove è consentita la balneazione dall’alba al tramonto; la zona C, dove è consentita la navigazione e la sosta di mezzi non a motore provvisti di autorizzazione.
La protezione di queste zone ha permesso che la diversità biologica ne fosse favorita, tanto da poter trovare sott’acqua scenari che nulla hanno da invidiare a fondali esotici e molto più pubblicizzati.
La purezza dell’acqua è subito indicata dalla presenza della Posidonia oceanica, una pianta superiore marina, dotata di apparato radicale, di fiori, frutti e foglie, che è facile ritrovare spiaggiata sul litorale in grossi banchi.

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Questa pianta in alcuni punti forma delle vere e proprie praterie che offrono rifugio a vari organismi, come al tordo, un pesce dal mimetico colore verdastro che nello stadio giovanile è sempre di sesso femminile e nello stadio adulto è di sesso maschile, a varie specie di gasteropodi opistobranchi, al riccio di prateria, riconoscibile per la colorazione violacea degli aculei punteggiati da grani bianchi.
La popolazione ittica ha beneficiato fortemente dell’istituzione della riserva, che è diventata un importante luogo di riproduzione e di crescita degli stadi giovanili.

E’ facile ritrovarsi circondati da sciami di latterini, immergersi e incontrare vicino alla sua tana uno sciarrano, che non fugge dinanzi al subacqueo che gli si avvicina ma al contrario lancia occhiate di sfida.
La bellezza dei fondali è completata dagli svariati colori degli invertebrati marini, quali le stelle marine e le attinie o comuni pomodori di mare. Fra gli echinodermi presenti vanno ricordati i ricci di scogliera, le spugne e i cetrioli di mare, tra i molluschi polpi e seppie, tra i crostacei aragoste e granchi, tra i celenterati anemoni e attinie; immergersi in queste acque, anche solo in apnea, dà l’occasione di incontrare facilmente tutti questi organismi che abbondano grazie all’istituzione della riserva e all’attività di controllo operata dalla Guardia Costiera.

La Macchia Mediterranea

Il clima mite e la mancanza di sostanziali sbalzi di temperatura ha permesso lo sviluppo di un particolare genere di vegetazione di piccole dimensioni.
La macchia mediterranea che circonda l’area di Torre Guaceto è composta da ginepri coccolone sempreverde (gli esemplari maschi fioriscono, e le femmine fruttificano con bacche chiamate coccole); il lentisco, anch’esso sempreverde (riconoscibile dalle foglie paripennate e dalle bacche rosse, la cui resina essiccata veniva usata anticamente come gomma da masticare e da cui si estraeva un olio per lampade) il pino d’Aleppo, il cisto, ritrovabile in diverse varietà (cisto maschio e femmina, marino) l’ipocisto (un parassita del cisto) il mirto (dalle bacche nere e fortemente aromatico), il timo, dagli affascinanti fiori di colore violaceo, la scilla, una geofita capace di resistere agli incendi grazie al suo bulbo sotterraneo ricco di sostanze nutritive nel quale si rifugia, usata per consolidare la pietra leccese, materiale principe del barocco salentino.
Lo stato attuale della macchia mediterranea è ben diverso da come questa si presentava nei tempi passati, quando tutto l’alto e il basso Salento era occupato da una grande e unica Lecceta, costituita essenzialmente da lecci, che l’intervento dell’uomo ha poi degradato; tant’è che l’attuale macchia non viene considerata un ecosistema autonomo, ma un ecosistema di sostituzione rispetto ad una situazione precedente.

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La presenza della macchia mediterranea è favorita dall’azione protettiva offerta dal cordone dunale che difende lo spazio retrodunale occupato dalla vegetazione mediterranea dal vento di mare.
Le dune si formano grazie all’azione del vento che trasportando i granelli di sabbia, deposita quelli più grandi quando c’è un ostacolo.
Il loro consolidamento avviene con l’aiuto delle piante pioniere che con le loro radici molto ramificate trattengono e compattano il materiale sabbioso.
Questo permette la successiva colonizzazione delle piante della macchia mediterranea, meno adatte a vivere nelle condizioni altamente stressanti presenti sull’arenile.

La Zona Umida

Altro ecosistema presente a Torre Guaceto è la zona umida che si estende per molti ettari dalla torre fino ad Apani; questa è una zona molto importante perché dichiarata zona d’importanza internazionale secondo la convenzione di Ramsar nel 1971.
La zona umida è alimentata da fonti sorgive sotterranee ed è costituita essenzialmente da canne di palude che ospitano numerosissime specie di uccelli che vi nidificano.
I numerosi specchi d’acqua che si trovano in prossimità della strada che porta alla torre rappresentano un ottimo punto di osservazione per chi voglia scoprire da vicino la bellezza della fauna e della flora locale. Questi specchi permettono la presenza di una grande varietà di uccelli, sia stanziali, come il falco di palude, al vertice della catena alimentare, che migratori, come l’airone cenerino e la garzetta dalla particolare tecnica di pesca.
Tra gli animali presenti nella zona umida abbiamo anche molte varietà di anfibi e di rettili, oltre che vari invertebrati come libellule, geridi e tafani o mosche cavalline. Tra gli animali che si possono trovare all’interno della macchia abbiamo il tasso, le cui tane scavate nelle dune sono facilmente osservabili, la volpe, che lascia sulla spiaggia delle orme facilmente riconoscibili per la forma triangolare.

La zona umida possiede vari canali che la mettono in comunicazione con la laguna di acqua marina disegnata dal promontorio della torre; questi permettono il passaggio dal mare all’acqua salmastra della palude di varie specie ittiche, quali cefali e anguille, chiamate eurialine, capaci di sopravvivere a grossi stress osmotici.

Come arrivare

Il Centro Visite è facilmente raggiungibile:
in auto: percorrendo la SS 379 Bari-Brindisi e prendendo l’uscita SERRANOVA al km 35., seguendo le indicazioni per la Borgata SERRANOVA, e, all’entrata del paese, le indicazioni per il Centro Visite TORRE GUACETO.
in treno: la riserva dista 20km dalla stazione di Brindisi e 8 km dalla stazione di Carovigno
in aereo: la riserva dista 15km dall’aeroporto di Brindisi
info@riservaditorreguaceto.it
tel./fax: +39 0831 989986 / +39 0831 989885
gps Torre Guaceto: +40° 43′ 0.78″, +17° 47′ 52.27″

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