Ogni paese, in Puglia, ha i suoi riti devozionali, la sua processione, le sue statue, le struggenti marce funebri, il tutto si sussegue secondo una ritualistica consolidatasi nei secoli e che si ripropone puntuale. Passando in rassegna i riti, si nota come tra i diversi luoghi esistono aspetti di fondo sempre identici (es. lo scambio dei rami di olivo per la domenica delle palme o la composizione dei Sepolcri) che si intrecciano a varianti nate da ragioni tanto profonde e cosi lontane nel tempo da non manifestare più le origini.
A Noicattaro durante tutta la quaresima, si accumula una catasta di legna sul sagrato della chiesa della Lama. La catasta è accesa il giovedì Santo, forse per riscaldare i partecipanti al rito dei Sepolcri, la via Crucis che ha avvio dopo l’annuncio della condanna a morte di Gesù scandita al rullo di tamburi. La Via Crucis è guidata dai Crociferi, penitenti scalzi la cui identità rimane nascosta dietro cappucci neri, si autoflaggellano e portano grossi ceri rossi, simbolo del sangue di Cristo. I medesimi ceri posti sui balconi e alle finestre delle case, esprimono la partecipazione al dolore da parte della comunità religiosa. Contemporaneamente partono anche la processione del Cristo morto, quella dell’Addolorata alla disperata ricerca del figlio in tutte le chiese della città e la processione dei dieci Misteri con le statue che rievocano le stazioni della Via Crucis.

A Maglie si da vita a una processione che vede come protagonisti dei ragazzi coronati di spine che trainano un caro sul quale si rappresenta il calvario. I ragazzi, nel loro cammino, battono i portoni delle case più ricche con dei sassi. Probabilmente, è un monito al pentimento indirizzato alle famiglie benestanti. 

Per le vie di Troia prendono il via, contemporaneamente, tre processioni: la processione Delle Catene, detta così per le pesanti catene che i penitenti incappucciati trascinano, la processione dell’Addolorata e quella del Cristo in Croce. I cortei percorrono le strade della città senza mai incontrarsi, rappresentando così la distanza incolmabile tra la vita terrena e l’aldilà.

Tra i riti della Settimana Santa, quelli che si svolgono a Vico del Gargano si distinguono per l’aspetto stranamente ludico e festoso rappresentato dalla Messa Pazza. All’alba del Venerdì Santo, partono le processioni dei Sepolcri, ognuna con la propria statua dell’Addolorata seguita da un fitto corteo di donne vestite a lutto che intonano il Miserere. Ogni volta che le processioni si incrociano, il canto diventa più forte quasi a volere, gli uni, sopraffare gli altri. Al termine della processione si celebra la Santa Messa ed è durante la liturgia che tutti i devoti iniziano un rituale di apparente profanazione, i più giovani agitano le troccole producendo un rumore infernale con urla e canti a squarciagola. Il rito si conclude sull’altura del Calvario delle Cinque Croci dove avviene l’incontro tra l’Addolorata e il Cristo. Una voce nel silenzio grida “Viva la Croce” e da il via ad una serie di canti che si sovrappongono fastidiosamente. Il caos che si genera rappresenta lo sconvolgimento che la morte di Cristo porterà sulla terra.

A Bitonto nella notte del Mercoledì Santo, due bande cittadine percorrono le vie della città. Simboleggiano Maria e Gesù e così come l’Addolorata non riesce a trovare il figlio, allo stesso modo le due bande non dovranno mai incontrarsi. Risale al 1200 la processione del Venerdì Santo che prende avvio dalla chiesa del Purgatorio al suono di tamburi e flauti. La processione è composta da tre statue, quella del Cristo Morto decorata in oro zecchio, dell’Addolorata scolpita nel legno d’ulivo e illuminata con 111 candele, e del Legno Santo. Quest’ultimo è un tempietto traboccante di luci e fiori dove trova riparo un reliquiario  costituito da una scheggia della croce del Cristo racchiusa in una grande croce d’argento e cristallo. La processione si svolge in un clima quasi spettrale. L’ illuminazione pubblica e le luci delle abitazioni vengono spente e ai lati delle strade, attraversate dalla processione, si accendono bracieri di legna e pece.

La devozione per l’Addolorata a Gallipoli è particolarmente sentita e risale al XV sec., è per questo che i riti pasquali iniziano con la commemorazione dei Sette Dolori di Maria il venerdì precedente la domenica delle Palme, detto “Venerdì dell’Addolorata” o “Vennardia te la Matonna”. Il corteo prende il via al suono cupo del tamburo listato a lutto accompagnato da uno squillo di tromba che si dice vuole rievocare il pianto della Madonna alla ricerca del figlio.
Dopo un breve tragitto, la processione sosta all’interno della Cattedrale di Sant’Agata, per una lunga messa che si conclude con l’esecuzione, ad anni alterni, o dello Stabat Mater o dell’oratorio sacro noto come “Le Frottole” composte dal maestro gallipolino Francesco Luigi Bianco.
La processione continua per le vie della città fino al momento più suggestivo e commovente quando la Vergine, dal bastione della “Bombarda” impartisce la benedizione al mare. Il simulacro della Madonna è una meravigliosa statua del settecento vestita, per tradizione da una nobile famiglia locale, con una veste trapuntata di delicati ricami in oro, un lungo velo le ricopre le spalle e una corona d’argento le sormonta il capo. Il Giovedì Santo è allestito l’altare della Reposizione, il Sepolcro, con ceri, drappeggi e piatti di grano, mentre per le strade sfilano le processioni del “li mai”, sono le confraternite che vanno a visitare i Sepolcri delle altre confraternite. La visita ai sepolcri da parte delle confraternite è una manifestazione di culto, una tradizione antichissima e un atto dovuto per statuto. Il Venerdì Santo “tre ore prima del tramonto”, a ricordo dell’ora in cui Gesù muore, esce la processione della “de l’Urnia” accompagnata dai confratelli del SS Crocifisso vestiti con una mozzetta azzurra, un cappuccio rosso e una simbolica corona di spine sul capo. Il sabato Santo si rappresenta il dolore per il Cristo morto con la processione di Maria Desolata. Il momento più toccante è quello dell’incontro tra la vergine e il figlio defunto, per l’estremo saluto davanti la chiesa della Purità.

A Canosa, il periodo dedicato ai riti pasquali dura più a lungo. Il primo appuntamento è già dal venerdì che precede la settimana santa con la processione dell’Addolorata, che in genere, altrove, si svolge il Venerdì Santo. La processione dura fino a tarda sera perché, i portatori sono costretti a fermarsi continuamente per consentire ai fedeli di legare al velo nero, della statua, le offerte in denaro o in oro. Suggestiva è anche la processione della Desolata del Sabato Santo, unica nel suo genere. La statua della Desolata è preceduta da una schiera di bambini che porta gli attrezzi del martirio di Cristo, segue il coro delle giovani donne, alcune scalze, vestite di nero e con il volto coperto che intona uno “Stabat Mater” molto commovente.

Una devozione particolare si riserva, a Trani, alla Madonna Addolorata, la cui statua si porta in processione nella notte del Venerdì Santo. Si narra che durante un assalto dei Turchi, questi, in segno di spregio, le posero una corda al collo e tentarono di portarla via, ma la statua incominciò a sanguinare e i turchi impauriti scapparono. Anche la processione dei Misteri del Sabato Santo è in ricordo di un miracolo di un’ostia diventata sanguinolenta e avvenuto intorno all’anno mille

Una delle processioni più antiche si svolge ad Andria il Venerdì Santo. E’ quella dei Misteri. Per le vie della città, sfilano, precedute da venti croci, le statue che raccontano la passione e la Sacra Spina della corona posta sul capo di Cristo: reliquia miracolosa che, quando il Venerdì Santo coincide con il giorno dell’annunciazione, si arrossa ravvivando le macchie di sangue
Le venti Croci che precedono le statue sono in legno, estremamente pesanti e riportano dipinte le immagini di Cristo crocifisso e gli strumenti della passione, la frusta, i chiodi, la corona di spine. I simulacri sono addobbati a seconda dell’inventiva dei portatori, i crociferi, con ramoscelli di ulivo, rami di mandorlo o pesco fioriti e delle volte illuminati. La croce lignea più antiche è datata al 1850.

A Taranto, la Settimana Santa è caratterizzata dallo svolgersi di riti, che da tre secoli si tramandano inalterati e ancora oggi coinvolgono nel profondo dell’anima tutta la cittadinanza. I riti cominciano la Domenica delle Palme con un’asta durante la quale i confratelli delle due Congreghe si aggiudicano l’onore di portare in processione le pesanti statue. Il Culmine delle celebrazioni si ha durante le processioni dei Perdune, dell’Addolorata e dei Misteri. I Perdune sono i membri della congregazione del Carmine, cosi chiamati in ricordo degli antichi pellegrini che si recavano a Roma per ottenere il perdono dei peccati commessi. L’uscita dei Perdoni, il Giovedì Santo è il primo atto della Settimana Santa tarantina. Escono, ad intervalli, dalla chiesa madre per effettuare un pellegrinaggio verso i Sepolcri delle principali chiese cittadine. Si muovono in coppia, “le poste”, scalzi, con un’andatura lenta e dondolante detta “nazzecata”. Sono vestiti con l’abito tradizionale che si compone di un camice bianco, un rosario nero in vita, una cinghia di cuoio, una mozzetta color crema abbottonata sul davanti, un cappuccio bianco con due forellini all’altezza degli occhi e un cappello nero. I Perdoni portano inoltre una mazza alta circa due metri che simboleggia l’antico bastone dei pellegrini. Il rito dura fino alla mezzanotte. Subito dopo, al suono di una triste marcia funebre, parte la processione dell’Addolorata. Il corteo è preceduto dal tracollante che con la tracolla o troccola, asse di legno con pendagli metallici,  produce un caratteristico suono che segna il ritmo e l’andamento della processione che si protrae per 14 ore. La processione dei Misteri esce il pomeriggio del Venerdì Santo e rientra nella chiesa del Carmine la mattina del Sabato Santo, nelle ore successive le manifestazioni si sospendono, è il momento della tristezza e della meditazione per la morte di Cristo. A mezzanotte, le campane delle chiese annunciano che Cristo è risorto. E’ l’annuncio pasquale che rimuove l’atmosfera penitenziale ponendo fine ai riti della Settimana Santa